La salute del cittadino non va a tempo. APM risponde alla Regione Lazio sul tempario da applicare alle visite mediche
Quelli proposti dalla Regione Lazio sono tempi irrealizzabili e anche pericolosi per la salute dei pazienti perché in così poco tempo un professionista non può svolgere un’analisi attenta ed accurata. Il Paziente è una persona e va considerata e rispettata come tale, specialmente se quando malata diventa più vulnerabile e più fragile.
Alleanza per la professione medica (APM) si domanda come si possa fare un’elettromiografia semplice in 5 minuti o prevedere che una visita oncologica ne duri 20 quando c’è da considerare l’aspetto umano, empatico e dell’ascolto del paziente.
Così APM interviene sul DCA del 28 giugno scorso della Regione Lazio “Il tempario regionale di riferimento delle prestazioni specialistiche ambulatoriali individuate come critiche” che riguarda i tempi di 63 prestazioni specialistiche.
APM contesta questa metodologia basate su tempari che sempre più spesso si tenta di applicare al lavoro medico, come nel caso della determinazione dei fabbisogni di personale. Pertanto APM chiede alla FNOMCeO di esprimersi sull’eticità e la liceità che altri decidano al posto del medico, i tempi per eseguire una prestazione o una visita specialistica.
E’ vero, prosegue APM, che in regime ambulatoriale è necessario preparare delle agende di prenotazione cadenzate, con un “tempo agenda medio” tra una prenotazione e l’altra e che questa deve variare rispetto alla complessità prevista dalla prestazione da erogare. Ma non si può prevedere la reale durata, perché non si possono prevedere le diagnosi. “Come si fa a comunicare ad un paziente, dopo la visita, una diagnosi di patologia neoplastica, lo mandiamo via in fretta perché stanno per scadere i minuti previsti dal tempario? E se, come succede, dobbiamo spiegare nei dettagli come eseguire una terapia, specie se innovativa, cosa facciamo, contiamo i minuti? Per queste cose che riguardano il rapporto medico paziente non ci possono essere tempi massimi”.
La professione medica non può essere trasformata in una catena di montaggio dell’industria metalmeccanica senza compromettere irreparabilmente il rapporto medico paziente ed incidere negativamente sulla sicurezza delle cure; e poi parliamo di risk management e applicazione della legge 24/2017 sulla responsabilità professionale (legge Gelli).
Saper ascoltare e scegliere le parole giuste spesso fanno la differenza tra i professionisti. Il medico deve avere il “tempo” di ascoltare il paziente e di fornire informazioni chiare, personalizzate e veritiere sullo stato di salute, su vantaggi, rischi e possibili complicanze di terapie o modifiche di esse, interventi o procedure diagnostiche, per mettere la persona nelle condizioni di poter esprimere con i tempi giusti il consenso o dissenso.
La burocrazia non può e non deve condizionare il lavoro del medico dettando tempi e compiti burocratici o sostituirsi alla cura. Il medico deve poter svolgere la sua professione in scienza e coscienza e non essere limitato o vessato da logiche economicistiche.
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